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Una delle particolarità del progetto Bell’, Buon e Giusto, conclusosi recentemente, è l’uso di una metodologia innovativa per la formazione, che affronta il tema della cinetica e della tattilità negli ambienti educativi per un loro uso sociale, aperto anche ad una utilità extrascolastica.

Con lo scopo di capire cosa vuol dire insegnare nella contemporaneità, la formazione si è focalizzata sul metodo dell’“embodied education”, ossia sulla presa di coscienza del corpo nello spazio circostante. Gli incontri si sono tenuti sotto la guida di professionisti della danza e del teatro, Alessandra Asuni e Enrica Spada, che hanno rielaborato in chiave pedagogica la gestione del corpo con il coordinamento scientifico di di Maria D’Ambrosio (docente di Pedagogia e responsabile gruppo di ricerca ‘embodied education’ – Università Suor Orsola Benincasa).
Questi incontri sono stati caratterizzati da una prime fase di lavoro e di esercizio sulla percezione del corpo, dei propri sensi e poi una seconda fase di lavoro e di riflessione sul rapporto del corpo nello spazio, con pensieri intimi e personali.

Alessandra Asuni, educatrice teatrale che ha ideato alcuni degli esercizi, tra cui uno che utilizza delle gonne, ci dice:
Lavoro da molti anni con la metodologia embodied e la consapevolezza del corpo e dello spazio. Tutti i progetti hanno come finalità scoprire il corpo nello spazio e abbiamo quindi scelto di utilizzare qualcosa che potesse modificare la geometria dello spazio: delle gonne ampissime. Tutti hanno indossato la gonna, sia uomini che donne. Questo ci ha permesso di muoverci e pensarci in maniera diversa nello spazio”.

Al termine del ciclo di formazioni si è avviata una seconda fase del progetto Bell’ buon’ e Giusto, che ha coinvolto il collettivo Needle, composto da architetti, sociologi, economisti e urbanisti. Il collettivo si è occupato della rifunzionalizzazione di spazi inutilizzati all’interno delle 4 scuole partecipanti al progetto, co-progettando nuove installazioni insieme alla comunità educante, formata da studenti, docenti e genitori. In una prima fase si sono svolti dei briefing che hanno coinvolto oltre agli insegnati anche i bambini e i loro genitori. Ci racconta Livia Pacera, componente del collettivo:
Con gli insegnati, i bambini, i genitori abbiamo certato di capire le esigenze legate allo spazio e abbiamo realizzato queste installazioni. Per questo le installazioni nelle varie scuole sono diverse, per esempio nell’Istituto Comprensivo ‘Casanova-Costantinopoli’ di Napoli abbiamo realizzato una parete attrezzata mentre nell’istituto San Giuseppe di Pozzuoli abbiamo ideato una classe aperta.

Anche le attività del progetto “Bell’, buon’ e giusto” hanno dovuto far fronte all’emergenza Covid-19. Per questo parte degli incontri si sono svolti in digitale. La difficoltà degli incontri a distanza si è trasformata in una grande opportunità, perchè ha permesso un’ulteriore riflessione sul concetto di spazialità.

Il progetto “Bell’, buon’ e giusto” ha come scopo quello di fare educazione alla legalità attraverso l’arte. Per intervenire sulle povertà educative e contribuire alla rigenerazione delle realtà presenti sul territorio campano, dunque, si è potenziato il ruolo educativo della Scuola attraverso attività e laboratori attenti alla cittadinanza, senso di appartenenza e partecipazione alla comunità, creando in questo modo opportunità di trovare il proprio posto nel mondo in maniera più consapevole.

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