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Una società libera dalle mafie, dalla corruzione e da ogni forma d’illegalità. Dal 1995 l’associazione Libera Contro le Mafie, partner del progetto “Bell’ e Buon’ e Giusto” e rete di cooperative sociali, diocesi, sindacati e scuole, è impegnata in programmi di lotta alla corruzione e ai fenomeni di criminalità per la giustizia sociale, per la memoria delle vittime innocenti delle mafie, per la tutela dei diritti e per costruire una cittadinanza fondata sullo spirito e sui valori della Costituzione.

L’intervista a Luigi Cannavacciuolo e a Carmela De Lucia, membri dell’associazione Libera e rispettivamente referenti per l’Istituto Comprensivo Rodari Moscati di Napoli e per l’Istituto Scolastico Giardino D’Infanzia di Casapesenna, ripercorre le fasi del lavoro svolto con gli studenti nell’ambito del progetto “Bell’ e Buon’ e Giusto” e disegna il percorso educativo che ha portato i bambini ad un’evoluzione nel modo di vivere la collettività.

bello buono e giusto

Quale attività laboratoriale è stata svolta con i ragazzi?

Nell’ambito delle attività svolte nell’Istituto Scolastico Giardino D’Infanzia e nell’Istituto Comprensivo Rodari Moscati, il progetto “Bell’ e Buon’ e Giusto” è stato portato avanti attraverso laboratori ludico-didattici che spesso sono partiti da letture o dalla visione partecipata di film e cortometraggi, e che hanno potuto guidare la riflessione sulla conoscenza dei diritti dei bambini e i corrispettivi doveri, nell’ottica della responsabilizzazione sociale. Particolarmente interessanti, per i bambini, sono stati i giochi sul conoscersi e riconoscersi e la ricerca di parole gentili trascritte in seguito su cartelloni da esporre nei corridoi delle scuole come memorandum quotidiano. Inoltre, nell’Istituto Scolastico Giardino D’Infanzia, alquanto efficace per riflettere sui i diritti dei bambini è stato conoscere la storia di Iqbal, bambino schiavo del lontano Pakistan, a cui i bambini hanno dedicato alcuni pensieri di fratellanza.

Cosa è emerso dall’esperienza delle attività con i ragazzi e che tipo di rapporto si è instaurato con loro durante il progetto?

Nell’Istituto Scolastico Giardino D’Infanzia, attraverso il gioco della ragnatela dell’amicizia, sono emerse  alcune difficoltà relazionali apparentemente complesse da superare, poiché spesso legate ad un modus culturale familiare legato al territorio d’appartenenza. Con la tecnica del circle time è stato possibile portare i bambini ad un sereno confronto e al superamento dei contrasti temporanei tra loro. Interessante è stato lavorare alla compilazione della “carta d’identità”, un documento sul quale ogni studente ha potuto descrivere se stesso ed i propri desideri di bambino. Dopo i primi incontri, basati sull’elaborazione del concetto di amicizia e di gruppo, si è creato un clima di fiducia e di rinnovato rispetto sia tra studenti che nei confronti degli educatori, favorendo la trasmissione dei valori della cittadinanza attiva. Nell’Istituto Comprensivo Rodari Moscati, in particolare, è stato possibile abbattere le barriere relazionali che vedevano i bambini abituati a socializzare in gruppi isolati, per creare una rete più ampia ed inclusiva di rapporti di amicizia.

Quale differenza si è potuta apprezzare negli studenti dopo le attività svolte insieme?

Alla fine del percorso abbiamo notato nelle classi un cambiamento nei comportamenti, orientato dalle regole del vivere insieme, come il comunicare senza gridare e la collaborazione non competitiva tra studenti. Inoltre è cambiato anche il modo di relazionarsi con i bambini più fragili, all’insegna di una più profonda sensibilità volta all’aiuto e all’inclusione.

Com’è cambiato il modo di fare formazione dopo aver appreso le tecniche di embodied education?

I diversi linguaggi appresi durante il percorso di formazione secondo le metodologie embodied sono stati riutilizzati durante le attività laboratoriali con i bambini, migliorando la propensione all’apprendimento e alle relazioni col gruppo classe. Durante i laboratori ludico-didattici sono state sperimentate esperienze di gioco che partivano dalla percezione del proprio corpo in contatto con quello degli altri, per imparare a conoscersi, a sviluppare rapporti di vicinanza e ad interagire senza barriere di sorta. La metodologia embodied infatti si coniuga perfettamente con l’apprendimento attraverso il gioco, risultando vincente soprattutto nei bambini meno seguiti dalle famiglie e più emarginati. 

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