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Si è concluso in questi giorni il progetto “Bell’, buon’ e giusto” della Fondazione Valenzi che ha visto la
partecipazione di quattro scuole: il Casanova-Costantinopoli e il Rodari-Moscati di Napoli, il S. Giuseppe di Pozzuoli e il Giardino dell’Infanzia di Casapesenna.

Bell’ Buon’ e giusto, l’evoluzione del progetto “Bell’ e buon’” della Fondazione, nato nel 2011, consiste in laboratori di espressività e didattico-educativi che coinvolgono bambini della fascia di età dai 5 ai 16 anni.
Lo scopo è quello di educare attraverso l’arte, intervenendo su uno dei maggiori problemi del nostro territorio, ovvero la rigenerazione della comunità, creando attività che intensificano la comprensione, il senso di appartenenza e partecipazione all’interno della propria comunità.
Inoltre, l’obiettivo è fornire aiuto ai minori che presentano problemi di integrazione e situazioni di svantaggio familiare e sociale alle quali, da sola, la scuola non può far fronte.

Infatti, il Dirigente Scolastico dell’istituto Casanova-Costantinopoli alla domanda “Che cosa l’ha spinta ad aderire al progetto?” ha risposto:

Anzitutto, il valore etico e civico dell’operazione. Cioè il fatto di lavorare in situazioni di contesto, appunto, particolari. Il progetto mi sembrava desse delle opportunità per ragionare sulla legalità, su valori importanti come anche la sostenibilità. Poterlo fare attraverso un progetto interessante come questo è stata un’occasione da prendere al volo

Il progetto si è sviluppato grazie alla collaborazione con AsCenDeR della rete Libera contro le mafie, l’organizzazione no-profit Aporema Onlus, il Collettivo Needle e tramite il coordinamento scientifico di Maria D’Ambrosio, docente di Pedagogia e responsabile del gruppo “Embodied Education” per l’Università Suor Orsola Benicasa.
Le attività sono state strutturate in due fasi: la prima fase si è avvalsa di laboratori di musica (suono e ritmo), pittura (colore e forma), teatro (ruoli e rappresentazione) e legalità.

In concomitanza con i suddetti laboratori si sono tenute anche attività di formazione per gli operatori e gli insegnanti coinvolti nel progetto.

La seconda fase, grazie alla collaborazione del Collettivo Needle, ha comportato la coprogettazione della rigenerazione di spazi inutilizzati delle quattro scuole coinvolte nel progetto, per creare un ponte tra scuola e comunità.

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