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Quali cambiamenti sono in atto e nelle abitudini culturali e nel modo di vivere la città da parte dei napoletani con la conclusione dei lavori di costruzione della Linea 1 della Metropolitana di Napoli? Ce lo siamo chiesti lunedì 12 maggio alle 16:00 nella nostra sede durante l’incontro
“Napoli sopra e sotto. Può una metropolitana cambiare gli stili di vita?”.L’iniziativa è promossa dall’Ente in collaborazione con l’ANM – Azienda Napoletana Mobilità.Sono intervenuti la Presidente della Fondazione Lucia Valenzi, l’amministratore delegato dell’ANM Alberto Ramaglia, il direttore tecnico di Metropolitana di Napoli SpA Antonio De Risi, gli antropologi Riccardo Notte e Gianfranca Ranisio e i giornalisti Ermanno Corsi e Luigi Necco.L’incontro sarà anche l’occasione per ricordare, a trentotto anni di distanza dall’inizio degli scavi, il clima e il lavoro preparatorio che animarono la giunta guidata da Maurizio Valenzi intorno al progetto della ‘Collinare’ e le aspettative della popolazione di ieri e di oggi sulla riqualificazione urbana di Napoli.Di seguito il report del dibattito:

Il 12 maggio si è svolto presso la Fondazione Valenzi, a Napoli, un incontro dal titolo “Napoli sopra e sotto. Può una metropolitana cambiare gli stili di vita?” per svolgere una riflessione, dopo l’apertura della stazione di piazza Garibaldi, sui cambiamenti socio-antropologici che la metropolitana ha comportato per la città, e anche per rievocare il lungo percorso di questi 40 anni, a partire dalla posa della prima pietra.
Oltre a Lucia Valenzi, Presidente della Fondazione stessa, sono intervenuti l’amministratore delegato dell’ANM Alberto Ramaglia, il direttore tecnico di Metropolitana di Napoli SpA Antonio De Risi, gli antropologi Riccardo Notte e Gianfranca Ranisio e i giornalisti Ermanno Corsi e Luigi Necco.
Tanti gli aneddoti ricordati dai partecipanti durante il dibattito. In particolare Luigi Necco ha raccontato di come furono strappati i primi finanziamenti per la costruzione della metropolitana. Un gruppo di giornalisti della Rai di Napoli e di amministratori comunali che propugnavano l’inizio dei lavori furono poi chiamati la “Banda del buco”. Infatti fu mandato in onda un servizio sul primo buco per la metropolitana a piazza Medaglie D’Oro ancor prima che fosse realizzato! E la notizia fu utlle per battere la concorrenza di Torino che aspirava agli stessi finanziamenti e convincere il governo Craxi a scegliere Napoli. Ermanno Corsi ha ricordato anche lui l’impegno profuso da Luigi Buccico, socialista e giornalista della Rai, riconoscibile nella foto della posa della prima pietra da parte del sindaco Maurizio Valenzi nel 1976. Lucia Valenzi ha ricordato la battaglia per far rispettare nella costruzione della metropolitana le norme contro le barriere architettoniche, nonostante l’ostilità del Ministero, e il decisivo odg del consiglio comunale in questo senso. Si è anche ricordato che fu Maurizio Valenzi a scegliere di iniziare la tratta verso la periferia degradata di Secondigliano.
 Gli antropologi presenti hanno parlato di come anche la presenza dell’arte nelle stazioni, tra cui primeggia la splendida Toledo, abbia contribuito ad entrare nella vita quotidiana dei napoletani. Ad esempio alcuni sposi scelgono come location per le foto del loro matrimonio le stazioni dell’arte. Gianfranca Ranisio ha fatto un confronto con alcuni studi sui cosiddetti “non luoghi”, i luoghi di transito, in particolare il metrò di Parigi. Forte l’importanza dell’apertura prolungata di notte nel week end. Quest’ultimo un elemento fondamentale per superare la “passione” napoletana per l’automobile, avvicinando la città alla modernità. Riccardo Notte ha osservato il carattere tutto particolare della metropolitana partenopea dal percorso non radiale, ma lenticolare come è il golfo di Napoli, finché non diventerà un anello. Ogni stazione trova un “genius loci” abbandona la sua astrattezza e trova un proprio carattere distintivo del quartiere in cui è collocata. I trasporti creano un vuoto e un pieno e creano i flussi che permettono la concentrazione urbana, il vuoto delle periferie si riversa sul pieno del centro. Mondi lontani si incontrano o talvolta si scontrano. Il futurista Marinetti prima degli attuali studiosi della comunicazione in un Manifesto futurista del 1913 diceva come i nuovi mezzi di trasporto trasformano la sensibilità delle persone.
Infine vi sono state alcune considerazioni sullo stato del servizio da parte di Alberto Ramaglia e di Antonio De Risi oltre che sul carattere eccezionale dell’infrastruttura costruita con notevoli difficoltà tecniche,  soprattutto la pendenza eccezionale della collina. Fondamentale la presenza culturale. La metropolitana delle tre A: Arte, Architettura, Archeologia. Lo si vedrà ancora meglio con piazza Municipio. Si è scoperto il luogo del porto romano e dei giochi olimpici, fino al molo angioino. Con l’architettura si trasforma anche il “sopra”, con un arredo urbano riqualificato delle piazze.
Si sono anche osservate senza infingimenti alcune criticità, come la carenza di corse a causa della mancanza di treni o i ritardi per il completamento delle stazioni Municipio e Duomo a causa dei lavori legati agli scavi archeologici. Si è sottolineata soprattutto la necessità di realizzare un interscambio con le altre linee (quella delle Ferrovie, le funicolari, l’Alifana ecc…). Non ultimo il problema della linea 6, che deve collegare a livello orizzontale l’ovest con l’est della città. L’incontro è poi terminato con la promessa di un nuovo appuntamento in autunno per approfondire ulteriormente questi temi, si spera in prossimità dell’apertura di piazza Municipio.