Maurizio è sempre stato presente nella nostra vita, mia e di Vittorio, mio marito. Vittorio era un lontano cugino suo (le loro famiglie erano originarie di Livorno). Per me è stato diverso. Quando ero una ragazzina di 8-9 anni, cioè negli anni trenta, Maurizio era un giovane ventenne, bel ragazzo, pittore e amico di pittori, molto anticonformista (anche se figlio di un famiglia estremamente conformista) e partecipava, con i suoi amici, alle festicciuole che ragazzi e ragazze di buona famiglia organizzavano ogni tanto a casa loro. Mia sorella maggiore, con i suoi amici, ne organizzava qualche volta a casa nostra ed è così che ebbi la possibilità di vederlo e guardavo, prima di andare a dormire, ballare e divertirsi «i grandi», fra cui, appunto, Maurizio, che era un formidabile «animatore», ricercatissimo da tutte le ragazze !
Poi, non ebbi più nessuna occasione di rivederlo nè di sentire parlare di lui. Le vicende dell’epoca, il nazismo, e poi la guerra, la sconfitta francese, fecero sì che, spinta da Vittorio, che si era già impegnato nella lotta con gli antifascisti di Tunisi, cominciai a «studiare» i classici del marxismo, perchè, il partito essendo nella clandestinità, non ero assolutamente autorizzata (nè adatta del resto) a farne parte. Dopo la Liberazione, quando il partito emerse alla luce del giorno, e che furono costituite le «cellule» di quartiere dove si studiavano testi teorici del marxismo e si organizzavano campagne di «reclutamento» e diffusione della stampa del partito, capitò che in una di queste riunioni, venne il «grande» Maurizio per farci una lezione di storia della Tunisia e darci un’idea di quella che era la situzione e la vita dei «fellahs» (contadini e operai agricoli) della Tunisia.
Quando Vittorio ed io decidemmo di partire vivere in Italia, se abbiamo scelto di andare a Napoli, è proprio perchè lì c’era Maurizio che era sempre per noi la figura esatta delle qualità umane del vero uomo e «militante».
Siamo sempre stati accolti con calore e simpatia affettuosa (spesso divertita) da lui e da Litza. Tutte le vicende poi dell’esistenza, le distanze geografiche, ecc. non hanno mai influito sul legame di affetto reciproco e di stima.